lunedì 15 giugno 2009

REFERENDUM ELETTORALE DEL 21 E DEL 22 GIUGNO


Il 21 e il 22 giugno il popolo italiano è chiamato alle urne per pronunciarsi sul referendum relativo al mutamento della legge elettorale. 
La tematica in questione è stata da sempre al centro dei dibattiti delle forze politiche sia di destra che di sinistra: ciò perché la legge elettorale rappresenta quel meccanismo, indispensabile nei Paesi democratici, che permette di tradurre i voti raccolti nelle consultazioni elettorali in corrispondenti seggi in Parlamento. Con questo meccanismo dunque, le aule parlamentari si “colorano” degli orientamenti politici degli italiani così come sono emersi dalle elezioni. Tale referendum si svolge in ogni caso con un anno di ritardo rispetto alla raccolta delle firme che lo ha proposto; era già stato fissato infatti per lo scorso anno, successivamente, però, rimandato a causa della caduta del governo Prodi. I cittadini dovranno rispondere a tre quesiti. 

I primi due riguardano l’attribuzione di un premio di maggioranza alla lista più votata e l’innalzamento della soglia di sbarramento. L’attuale legge elettorale della Camera e del Senato prevede un sistema proporzionale con sbarramento e con premio di maggioranza: ciò significa che i seggi in Parlamento vengono distribuiti in proporzione ai voti ottenuti. Non tutti i partiti (o coalizioni di partiti) possono però  accedere in Parlamento: è necessario infatti che i voti ottenuti siano superiori ad una certa percentuale (4%). Il premio di maggioranza invece, viene attribuito soltanto alla coalizione di partiti che ottiene più voti, al fine di assicurarne una maggiore rappresentatività all’interno delle due Camere.
In caso di esito positivo del referendum, le coalizioni di partiti dovranno scomparire e quindi il premio di maggioranza verrà attribuito soltanto al singolo partito che abbia ottenuto più voti; conseguentemente, si verrà ad innalzare anche la soglia di sbarramento per accedere al Parlamento.
In sostanza, i vantaggi che deriverebbero dall’approvazione di tale riforma sarebbero la creazione di un sistema politico semplificato, caratterizzato dalla presenza di due grandi partiti (si parla di “bipartitismo”) che garantirebbero così una maggiore stabilità dei Governi: con la scomparsa delle coalizioni, scomparirebbero quindi i conflitti odierni di quei partiti che si alleano solo per vincere le elezioni e che poi, una volta in Parlamento, combattono tra loro. Gli svantaggi consisterebbero nella mancata rappresentatività, nelle aule parlamentari, di tutti gli orientamenti politici dei cittadini, cosa che invece sarebbe garantita con la presenza di una pluralità di partiti: con l’approvazione della proposta vi sarebbero infatti solo due partiti, uno di maggioranza e l’altro di opposizione. Non vi sarebbe più, quindi, quella dialettica che è indispensabile nei Paesi democratici e che dovrebbe permettere, mediante il confronto fra una molteplicità di idee, l’adozione di decisioni che siano il più possibile condivise e che pertanto corrispondano il più possibile ad un interesse generale.

Il terzo quesito riguarda infine l’abrogazione delle c.d. “candidature multiple”. Oggi infatti vi è la possibilità che un soggetto si candidi in più circoscrizioni; nel caso di vittoria in più luoghi, il c.d. “plurieletto” godrebbe di un enorme potere. Se questi, ad esempio, sceglie per sé  il seggio A, assegnerà il seggio B (nel quale è risultato ugualmente vincitore) ai primi candidati non eletti della propria lista che lo dovranno sostituire. Questo fenomeno, radicalmente diffuso, porta però ad una sorta di sudditanza: i subentranti vengono infatti scelti  non in base alle loro capacità, ma alla fedeltà che li lega al plurieletto, che, scegliendoli per sostituirlo, li premia.

Il referendum si considererà approvato se alla consultazione parteciperanno la maggioranza degli aventi diritto e se i “SI” costituiranno la maggioranza dei voti validamente espressi.
Ai cittadini, dunque, la scelta fra una maggiore stabilità dei governi o una maggiore rappresentatività del loro volere in Parlamento.

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