Il nome Aspromonte, ben lungi dal trarre origine dalla sua conformazione naturale, deriva dal greco aspros, bianco.
Secondo una leggenda, la montagna era dimora della Sibilla che aveva anticipato ai reggini la venuta di Gesù Cristo, ma si crede anche che fosse stata scelta come rifugio da San Silvestro Papa perseguitato dai Romani, fino a quando non guarì l'imperatore Costantino dalla lebbra. Proprio dopo questo prodigio avvenne la "donazione di Costantino" storicamente contestata, con la quale l'imperatore lasciava l'impero d'Occidente alla Chiesa di Roma, tenendo per se quello d'Oriente.
La montagna fece da sfondo allo scontro tra il re saraceno Angolante e Carlo Magno, evento narrato nella Chanson d'Aspremont il cui autore, durante gli anni della preparazione della terza Crociata, avrebbe composto l'opera proprio da queste parti. Si da per certo che durante l'inverno del 1190 i soldati di Riccardo Cuor di Leone e di Filippo Augusto, in attesa di partire per la Guerra Santa, avessero ascoltato la Chanson dalla sua viva voce nella città di Messina. Nel corso dei secoli su questi monti avvennero molti fatti rilevanti, e per particolare conformazione del territorio, con zone praticamente inaccessibili, gole, dirupi e fitta vegetazione, fu rifugio e nascondiglio sicuro per briganti e ogni sorta di fuorilegge.

Il Parco Nazionale dell'Aspromonte racchiude il margine meridionale della penisola: un lembo di territorio che rappresenta quasi un'isola che sorge improvvisa e imponente tra lo Jonio e il Tirreno. Il Montalto, con i suoi 1955 m s.l.m. è la cima più elevata, e domina tutto il paesaggio circostante, permettendo, nelle giornate più limpide, di godere di un panorama unico: lo Stretto di Messina con la costa siciliana, la mole imponente dell'Etna e il profilo delle isole Eolie.
Il substrato del massiccio è formato prevalentemente da rocce cristalline, mentre alle quote più basse si trovano rocce sedimentarie.

L'aspetto più interessante del paesaggio è la sua varietà. Più aspro e selvaggio il versante jonico, più dolce quello tirrenico, in un continuo susseguirsi di pianori, valloni, pendii scoscesi, forte e ampi letti ciottolosi di fiumare. Questo fa sì che in un ambito ristretto si avvicendino una grande quantità di ambienti, determinati dalla natura del suolo, dall'esposizione e dal microclima. Così, alle quote più elevate il faggio si mescola all'abete e al pino nero, mentre a quelle più basse i trovano castagneti e lecceti, arbusteti e praterie, unitamente alla macchia mediterranea con foreste relitte a ginepro. Lungo i corsi d'acqua si localizzano foreste ripali a ontan, salice, pioppo e lungo il corso di alcuni fiumi so costituiscono ambienti rivulari ricchi in specie endemiche e rare per l'Aspromonte. Laddove le rocce sono impermeabili, si hanno aree umide molto particolari, come ad esempio le torbiere. Alcuni valloni ospitano importantissime popolazioni di
Woodwardia radicans, una felce relitto del Terziario presente nel bacino del Mediterraneo con popolazioni fortemente disgiunte. Per quanto riguarda la fauna, simile a quella del resto dell'Appennino, meritano di essere ricordati la rara aquila del Bonelli e il driomio, un roditore attualmente nato in Italia solo nelle faggete calabresi e lucane e nelle Alpi nord-orientali.
Reggio Calabria e la sua provincia. Itinerari tra arte, storia e natura. 2008
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